Agricoltura

Aranci
sicilianiLa discontinuità dell’approvvigionamento idrico
non impedisce all’agricoltura di essere una delle grandi risorse
economiche della regione. Notevole è la produzione dei cereali – tra cui
il frumento, specie della pregiata varietà grano duro, essenziale per
la produzione delle migliori qualità di pasta – che già rendeva la
Sicilia importante per i Romani (l’isola era infatti chiamata il granaio
di Roma). È abbondante quella delle olive, che assicura un’ottima
produzione di olio.

Ben nota è la coltura degli agrumi: i cui centri più importanti sono
Paternò, Francofonte, Scordia, Lentini. Qui si producono aranci, limoni e
mandarini, insieme a mandaranci, bergamotti, cedri e pompelmi di grande
pregio, i fichi d’India e le carrube. Non mancano neppure gli ortaggi,
che a partire dagli anni sessanta hanno conquistato sempre più mercati
in virtù delle coltivazioni in serra, estese soprattutto nella zona sud
orientale, come i famosi pomodorini di Pachino, o legumi come il lupino.
Importante è la produzione dei carciofi di cui il territorio niscemese è
uno dei più grandi produttori europei. Tra la frutta secca spiccano per
qualità le mandorle, le nocciole ed il pistacchio – pregiato quello di
Bronte – che sono alla base di molti prodotti dolciari. Un importante
contributo viene anche dalla coltivazione intensiva di specie, una volta
esotiche, come il kiwi di eccellente qualità e perfino di Vino Marsalamango, nella zona del
Fiumefreddo. La carota novella di Ispica, la ciliegia dell’Etna, l’olio
d’oliva dei Monti Iblei, dei colli nisseni e delle colline ennesi, il
limone Interdonato della Messina jonica, il limone di Siracusa, il
melone di Pachino e il pistacchio verde di Bronte sono prodotti a
denominazione di Origine Protetta – Protezione Transitoria Nazionale con
decreto ministeriale. Uno dei frutti più tipici è il "kaki" (in
italiano caco o loto). Famosa per i "kaki" è Misilmeri, che nel mese di
novembre fa la sagra a questo buonissimo frutto. Un’altra peculiare
produzione siciliana è quella delle sbergie. Questo frutto, dolce e
profumato, costituisce un endemismo che trova diffusione solo nella
Valle del Niceto. A tutt’oggi a Modica, la cioccolata è preparata
seguendo antiche ricette sudamericane, importate in epoca spagnola, e fa
un uso di spezie che le conferiscono un gusto unico.

La tradizionale coltivazione della vite consente la produzione di
ottimi vini, sia rossi sia bianchi, che sono sempre più conosciuti ed
apprezzati in tutto il mondo. La produzione, pur notevole, stentava un
tempo ad inserirsi nei mercati a causa della eccessiva frammentazione
dei produttori e di imprecisi standard qualitativi; essa ha avuto una
svolta decisiva a partire dagli anni novanta, quando l’impiego di nuove
tecniche enologiche, i finanziamenti pubblici che hanno facilitato
l’arrivo di grandi produttori di vino da altre parti d’Italia e anche
dall’estero, la nascita di una scuola universitaria locale di enologi
(Università di Palermo facoltà di Agraria con sede staccata a Marsala
presso l’Istituto Agrario "A. Damiani"), hanno favorito la rinascita dei
vini siciliani, già famosi in epoca romana, e la loro affermazione a
livello internazionale delle sue D.O.C. e la nascita della
D.O.C.G.Cerasuolo di Vittoria.

Tra i vitigni autoctoni più noti sono:

I ROSSI

Nero d’Avola, il Nerello Mascalese, il Frappato che
concorre insieme al Nero d’Avola alla D.O.C.G. Cerasuolo di Vittoria,
il Nerello Mantellato, il Nerello Cappuccio, il Perricone e il Nocera.

I BIANCHI

l’Insolia, il Grillo, il Catarratto, il
Grecanico, il Carricante, la Minnella Bianca, il Moscato di Pantelleria
detto anche Zibibbo e la Malvasia delle Lipari.

Ma ormai si coltivano e si imbottigliano con notevoli risultati
qualitativi anche lo Cardonnay, il Sauvignon, il Merlot, il Syrah, il
Cabernet, il Petit Verdot, il Pinot Noir e altre varietà alloctone.

Un importante e sempre più sviluppato settore è quello della
coltivazione, in serra, di fiori pregiati, come ad esempio le orchidee,
favorito dal clima caldo-umido che ha raggiunto e superato per
produzione quello di altre regioni tradizionalmente produttrici. Oggi i
fiori di Sicilia vengono acquistati e spediti in tutta l’Europa.

Inoltre è presente il mercato ortofrutticolo più grande d’Italia a
Vittoria.

In Sicilia, circa 650 mila ettari di terreno sono dedicati
all’agricoltura di semina e 400 mila alle colture permanenti.

Nella piana di Gela viene coltivato anche il cotone; il prodotto
siciliano costituisce il 78% della produzione nazionale.

Allevamento

Sono allevati ovini, caprini ed equini, mentre i bovini, un tempo
presenti in numero limitato, oggi sono allevati soprattutto nella
provincia di Ragusa, dove si allevano animali della razza frisona e
razza modicana. Quest’ultimi producono un latte molto sostanzioso,
benché in quantità scarse rispetto ai bovini d’allevamento (è una razza
semi-addomesticata), utilizzato principalmente nella produzione di
formaggi freschi ("provole"), del piacentino ennese, con l’aggiunta di
zafferano, o del caciocavallo ragusano, l’unico del genere in Sicilia ad
avere meritato il marchio DOP. Una tipica razza di equini di razza
sanfratellana viene allevata sui Nebrodi, nella zona di San Fratello, da
cui prende nome. La superficie dedicata ai prati e ai pascoli in
Sicilia raggiunge i 235 mila ettari.


Pesca

La pesca costituisce una risorsa preziosa per la Sicilia.
Molti sono i porti con estese flotte di navi pescherecce; tra questi il
più importante è quello di Mazara del Vallo, ma non è l’unico: Sono
importanti anche quello di Sciacca, il porto di Licata, di Porto
Empedocle, quello di Pozzallo e di Portopalo. Si pescano, oltre al pesce
spada nella zona dello stretto di Messina, anche il tonno, le sardine,
le alici e gli sgombri, ovvero il pesce azzurro tipico del Mar
Mediterraneo, che consente di fornire all’industria conserviera la
materia prima necessaria alla produzione del pesce in scatola e del
pesce affumicato. Nel trapanese e a Marzamemi si produce la bottarga,
che viene esportata anche all’estero.

A Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, ma anche in altre zone
marine della costa mediterranea della Sicilia, si pratica l’allevamento
di pesci come spigole, orate, tonni (ingrasso); a Ganzirri, nella zona
nord di Messina, quello di ostriche e mitili. Inoltre a Trapani ben note
sono le saline da cui sin dall’antichità si produce finissimo sale
marino.

Energia

Uno dei due Piloni dello Stretto, si tratta del
Pilone di Torre Faro, posto nella striscia di terra siciliana più a
nord-est

Un elettrodotto che supera lo stretto di Messina esporta dalla
Sicilia una parte dell’energia elettrica che in essa è prodotta, ma
soprattutto consente alla regione di ricevere oltre la metà dell’energia
proveniente dal nord Europa, richiesta dai 5 milioni di abitanti
siciliani. L’energia principale, più una parte di quella ausiliaria
prodotta dalle centrali energetiche della regione, viene utilizzata
nelle città e per le linee ferroviarie elettrificate da 3 KV. Dalla
società di sviluppo e gestione di elettrodotti Terna si farà un secondo
elettrodotto tra Sorgente e Rizziconi nonché il potenziamento della rete
della regione fino a 380KV.

Anche se le centrali tradizionali sono abbastanza diffuse e hanno
una buona produzione, le fonti alternative, nonostante le enormi
potenzialità in merito che ha la Sicilia, sono ancora poco diffuse: sono
sperimentali alcune centrali eoliche, mentre verrà presto attivata ad
Enna, nel Polo Industriale del Dittaino, una centrale utilizzante le
biomasse per produrre energia a bassi costi, il primo impianto di questo
tipo esistente nell’Italia meridionale. Nei pressi di Adrano tra il
1981 e il 1987 venne costruita dall’Enel, nell’ambito di un progetto
europeo, la Centrale Solare Eurelios che produceva 1 Megawatt di
potenza; tuttavia è, a tutt’oggi, disattivata.

Negli anni novanta è stata costruita, nella zona di Sortino, una
centrale idroelettrica che produce energia utilizzando un salto di oltre
100 metri creato fra due laghi artificiali costruiti appositamente.
Questa centrale, la prima nel suo genere, fu costruita per poter
sostenere i massicci consumi diurni delle industrie della zona di
Priolo. Infatti il bilancio termico della centrale è pressoché a valore
zero in quanto parte dell’energia prodotta di giorno viene poi
utilizzata di notte per pompare l’acqua al bacino superiore.

Industria

Presenti nel territorio diverse realtà
industriali, concentrate nei distretti di Gela, Augusta, e Milazzo, con
industrie di trasformazione chimica, petrolifera ed energetica. Sono da
ricordare, inoltre, gli stabilimenti automobilistici FIAT di Termini
Imerese e quelli di componenti elettronici della STMicroelectronics di
Catania.

Attività estrattive

Le miniere di zolfo delle province di
Enna, Caltanissetta e Agrigento sono state chiuse, a partire dalla metà
del XX secolo, a causa della forte concorrenza dello zolfo americano
estratto con il metodo Frasch e quindi venduto a prezzi notevolmente più
bassi; il diverso processo estrattivo in Sicilia era divenuto troppo
costoso e perciò scarsamente remunerativo. Altre miniere di sali
potassici, utilizzati in vari settori dell’industria, sono state chiuse,
alla fine degli anni ottanta, nel territorio della provincia di
Caltanissetta essendo divenuta più conveniente economicamente
l’importazione dall’Est europeo. In passato, erano fiorenti anche
l’estrazione del gesso e della pietra-pece nel ragusano (per
l’estrazione di idrocarburi) anche queste però sono state marginalizzate
nel corso del Novecento.

Importante è attualmente, dal sottosuolo siciliano, l’estrazione del
petrolio che proviene dai pozzi di Ragusa e che costituisce il 90%
della produzione italiana. Altri pozzi sono stati trivellati, negli anni
novanta al largo delle coste meridionali siciliane, nel Canale di
Sicilia dove sono state installate alcune piattaforme petrolifere
visibili al largo di Licata. Sono presenti anche giacimenti di gas
metano.